L’amianto o eternit è un minerale naturale a struttura fibrosa che, soprattutto in passato, è stato usato prevalentemente in costruzioni e rivestimenti, grazie ad alcune peculiarità specifiche come il costo contenuto, le capacità isolanti e di tenuta al calore che lo hanno reso ideale per le coperture edili, sotto forma di lastre di eternit piane o ondulate.
Dal 1992 (legge 257) ne è stata vietata la produzione e l’installazione. Il problema dell’amianto, infatti, è legato al progressivo deterioramento del materiale che fa sì che le fibre (in particolare sotto forma di fibrocemento e di eternit) si liberino nell’aria e vengano respirate dalle persone, rendendole un agente cancerogeno. Depositandosi all’interno delle vie aeree e sulle cellule polmonari, possono portare allo sviluppo di gravi malattie come l’asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni, che si manifestano anche dopo 15-30 anni.
L’osservatorio Nazionale sull’Amianto nel rapporto 2021 descrive il Piemonte come una regione altamente contaminata: nel maggio 2020 risultano presenti 44.840 siti con coperture in fibrocemento, censiti dai Dipartimenti Territoriali di Arpa, ed è tra le Regioni ad aver prodotto il maggior numero di rifiuti in discarica (35.610 t., il 15,7%, terza dopo Lombardia e Toscana). In Italia ci sono soltanto 18 impianti di smaltimento in 8 regioni, di cui 4 in Sardegna e Piemonte, 3 per la Lombardia e 2 per la Basilicata e l’Emilia-Romagna, uno per la Friuli Venezia Giulia, la Puglia e la Provincia Autonoma di Bolzano. Soltanto la Puglia, il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Basilicata prevedono di realizzare nuove discariche e soltanto il Friuli Venezia Giulia, la Puglia e la Sicilia hanno in preventivo di creare degli impianti di inertizzazione.
L’incidenza complessiva negli ultimi anni di mesotelioma in Italia è di circa 1500-1600 nuovi casi/anno e il Piemonte risulta tra le regioni di massima incidenza (17%), seconda dopo la Lombardia (21% del totale), e seguita da Liguria (11%), Emilia-Romagna e Veneto.
I provvedimenti per rilanciare l’edilizia privata con il bonus 110% hanno incrementato le ristrutturazioni e con esse la probabilità di lavoratori e imprese di rinvenire amianto nelle costruzioni e, quindi, di doverlo smaltire. L’amianto si può trovare in tetti, controsoffitti, pareti e pannelli, tubazioni d’acqua, del riscaldamento e delle centrali termiche, ma anche nelle canne fumarie, nei pannelli per quadri elettrici, nei balconi, nelle finestre e nei pavimenti.
I canali per lo smaltimento possono essere diversi: per la rimozione definitiva è necessario avere parere favorevole dall’ASL di competenza, ma si può scegliere anche l’incapsulamento o il confinamento che permettono di isolare l’eternit dal resto dei materiali che compongono la struttura.
Spesso si pensa erroneamente che questo tipo di materiale possa essere gestito attraverso la normale filiera di raccolta dei rifiuti urbani e quindi sia sufficiente contattare l’azienda di raccolta dei rifiuti o inserire questo materiale nei contenitori per la raccolta differenziata. L’amianto è classificato come rifiuto pericoloso e l’esposizione delle persone (siano essi gli utilizzatori dei cassonetti, gli operatori addetti alla raccolta o il personale operativo degli impianti di riciclo e smaltimento), non adeguatamente protette per gestire questo tipo di rifiuto, ne mette gravemente a rischio la salute.
“L’abbandono dei rifiuti è, purtroppo, un problema di grande impatto sia ambientale che economico: non solo il rifiuto abbandonato inquina, ma la sua rimozione implica un costo per il Comune in cui viene rinvenuto e, di conseguenza, per i suoi cittadini – afferma il direttore generale SCS Andrea Grigolon. Società Canavesana Servizi non è poi autorizzata a gestire indiscriminatamente ogni tipo di rifiuto, ma solo quelli urbani (Rifiuti domestici, rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade, rifiuti presenti sulle strade ed aree pubbliche, rifiuti provenienti dalle aree verdi). Spesso accanto ai bidoni esposti in strada troviamo conferimenti abusivi tra i più svariati dagli ingombranti, ai rifiuti elettronici, ai rifiuti pericolosi come l’eternit o la lana di roccia, magari frutto di ristrutturazioni o demolizioni.
Per la nostra Società è fondamentale la preziosa collaborazione dei cittadini che hanno tutto l’interesse a monitorare e segnalare eventuali illeciti alle forze dell’ordine, per noi un punto di riferimento essenziale e imprescindibile”.
Essere sostenibili vuol dire adottare, come singoli, stili di vita più etici e rispettosi dell’ambiente, e come comunità, portare queste abitudini nella vita di tutti i giorni, coinvolgendo ogni aspetto del nostro quotidiano.
L’abbandono dei rifiuti inizia da piccoli gesti che coinvolgono piccoli rifiuti, un fazzoletto, un mozzicone, un contenitore di cibo usa e getta abbandonato nel parco cittadino e sul marciapiede, chewing-gum sputati per strada, ma l’esito è sempre lo stesso, imbrattare, sporcare, deteriorare l’ambiente in cui si vive. Quando a questo si aggiunge la pericolosità del rifiuto abbandonato, la situazione, come abbiamo visto, si complica ancora di più e gli esiti creano un rischio non solo ambientale, ma anche sanitario. Un costo ancora prima che economico sociale e collettivo.
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Pagina aggiornata il 19/04/2022