Quanti di noi almeno una volta nella propria vita hanno avuto tra le mani un’apparecchiatura elettrica ed elettronica? E quanti si sono chiesti dove poterla buttare e quali materiali si possono effettivamente riciclare? Per prima cosa è bene chiarire cosa si intenda per rifiuto elettronico: i RAEE sono tutte quelle apparecchiature che, quando smettono di funzionare e non sono più riparabili e recuperabili, devono essere buttate e diventano, quindi, un rifiuto (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, R.A.E.E. appunto).
“Nel nostro territorio, racconta il Direttore Generale di SCS l'Ing.Andrea Grigolon, esistono ben sei centri di raccolta in cui è possibile portare i rifiuti elettronici, ma non è l’unica modalità con cui conferirli correttamente. Oltre al servizio di raccolta domiciliare ingombranti, è possibile oggi utilizzare nei Comuni che abbiano almeno 2000 abitanti e nelle scuole secondarie di primo e secondo grado una micro-raccolta di prossimità con contenitori destinati ai piccoli RAEE. Questo rappresenta un ulteriore strumento rispetto ai nostri centri, finalizzato a incentivare il conferimento di piccoli rifiuti elettronici che solitamente vengono tenuti in casa o, ancor peggio, buttati nell’indifferenziato. La raccolta dei cittadini è, infatti, il primo fondamentale tassello senza il quale non potremmo iniziare il ciclo virtuoso di recupero dei nostri rifiuti”.
Da questo punto di vista molto lavoro, infatti, bisogna ancora fare. Il tasso di raccolta dei RAEE nei Comuni di Società Canavesana Servizi resta inferiore alle medie regionali e nazionali, anche se qualche timido segno di crescita si intravede: tra il 2023 e il 2024 ciascuno di noi ha raccolto e conferito il 2% di rifiuti elettronici in più, arrivando a 4.83 kg medi per ciascun abitante, contro i 5.56 della media regionale e i 6.04 di quella nazionale (dati rapporto CDC RAEE).
Dalla necessità di conoscere meglio questa tipologia di rifiuti, il complesso e affascinante percorso di recupero dei materiali e l’utilità del loro conferimento per permetterne il riciclo viene, quindi, l’iniziativa del gruppo direttivo di Società Canavesana Servizi rivolta ai propri Comuni soci.
Una delegazione di Sindaci e amministratori di SCS si è recata in visita all’impianto di selezione, riciclo e recupero di rifiuti elettronici Seval a Colico (Lecco). “Le visite presso gli impianti di trattamento dei rifiuti, afferma il Presidente di SCS il Dott. Calogero Terranova, rappresentano per chi amministra un Comune non solo un momento per vivere in prima persona come funziona il processo di trasformazione dei nostri rifiuti che diventano, nei diversi passaggi del ciclo di gestione, nuova risorsa, ma anche un’opportunità di formazione e approfondimento che li rende più pronti e preparati verso i propri cittadini, a cui sono in grado di fornire informazioni di prima mano verificate e rese proprie grazie al percorso di visita. In quest’ottica, abbiamo, quindi, proposto, a cavallo tra il 2024 e il 2025, oltre a quest’ultima, le visite al termovalorizzatore di Torino e all’impianto Circular Plastic per il riciclo degli imballaggi in plastica a Borgaro Torinese”.
La visita a un impianto come quello di Colico, di proprietà dell’azienda Seval, mostra subito con grande evidenza quanto il recupero di materie prime dai nostri rifiuti sia sempre più una concreta realtà: 44.000 metri quadri di superficie in cui ogni giorno arrivano frigoriferi, condizionatori, piccoli elettrodomestici, cavi, schede elettroniche, pile e batterie, grandi elettrodomestici.
L’obiettivo è produrre, partendo delle più disparate tipologie di rifiuto elettrico ed elettronico, materiali di qualità standardizzata, diretti ad acciaierie e raffinerie di metalli oppure ad impianti che proseguono il ciclo di lavorazione. Grazie a questi processi si riportano all'industria ferro, alluminio, rame, oro e preziosi, plastica, legno, vetro e molti altri materiali, risparmiando energia e CO2 rispetto all’estrazione e alla produzione di materiali vergini.
I nostri rifiuti smettono, quindi, di essere tali e diventano materia prima seconda, pronta per essere reimmessa in nuovi cicli produttivi.
Il rifiuto arriva nell’impianto direttamente dai nostri centri di raccolta e viene immediatamente privato delle pile e batterie, soprattutto quelle al piombo, alcaline e al litio che vengono stoccate e inviate a uno specifico impianto di trattamento. Ad ogni processo di cernita, il rifiuto viene smontato e selezionato sia manualmente sia con l’ausilio di appositi macchinari che riducono sempre di più le dimensioni, fino ad arrivare a un diametro di 38 millimetri.
Facciamo un esempio? Un personal computer viene scomposto in hard disk, alimentatore, memoria RAM, processore, case, batterie e ogni componente viene ulteriormente separato e lacerato in un processo meccanico e manuale che riconduce ogni parte ai materiali primari di cui era composta in origine. Pensate che per i metalli vengono coinvolti 288 ugelli che catturano tutti i materiali magnetici non ferrosi con un vero e proprio metal detector che ci restituisce alluminio, rame e ottone.
Qualche dato? In un anno questo impianto accoglie 55.000 tonnellate di rifiuti elettronici (tra cui quelli provenienti dal nostro territorio) con un riciclaggio di materia prima pari all’80-85% che arriva al 95% se consideriamo anche il recupero energetico. Vengono riportate all’industria 20.000 tonnellate di ferro e acciaio e 50 kg di oro. L’impianto copre un terzo del proprio fabbisogno energetico grazie alle energie rinnovabili, riducendo così il proprio impatto ambientale anche nei processi produttivi.
E, come sempre, tutto parte da noi.